top of page

"Vi auguro di desiderare" | Gli auguri ai Soci ODAV dalla Coordinatrice nazionale

Carissimi Soci,

è stato un anno complesso, inutile nasconderlo.

Eppure, in meno di sei mesi e con tutte le difficoltà che una pandemia può apportare, abbiamo creato l’Osservatorio e dato vita a un Comitato scientifico, tredici Delegazioni regionali e tre Presidi, cinque Dipartimenti di studio, organizzato undici tra Corsi formativi e webinar, ci siamo relazionati con il Ministro, con gli Ordini professionali, stabilito convenzioni, alleanze importanti e determinato l’obiettivo di far riconoscere il nostro sistema agroalimentare e vitivinicolo italiano come elemento identitario e patrimonio dell’umanità.

Tanti sono i progetti che ci aspettano per il nuovo anno, molti di questi vedranno proprio voi protagonisti di un confronto utile e virtuoso con gli altri Soci (una rete di centinaia di professionisti e produttori di tutta Italia) e con le Istituzioni, che riconosceranno in voi anche il valore di esponenti di un’Associazione nazionale.

Il nuovo anno associativo vi vedrà anche impegnati in una sfida con voi stessi: quanti di voi hanno fatto grazie al nostro network cose che non avrebbero mai potuto o saputo di poter fare? Ecco allora a tal proposito i miei auguri personali per voi, con la promessa di organizzare anche un’occasione che ci possa far incontrare anche solo virtualmente prima del Natale.

Nel De Bello Gallico di Giulio Cesare i desiderantes erano i soldati che aspettavano i loro compagni dal campo di battaglia, non ancora tornati nonostante la notte già scesa (da "sidera", stelle).


Desiderio. Ho sempre amato questa parola che contiene in sé, con quel "de" iniziale e privativo, una componente di nostalgia e di lontananza, ma allo stesso tempo anche un'esortazione potente di attesa e di ricerca verso la propria stella.

L'esperienza del desiderio è l'unica in grado di destabilizzare, di portare verso altro o l'Altro. O l'alto.

È questa l'unica forza in grado di distrarci dall'Io per sbilanciarsi verso l'esterno della nostra gabbia di comfort: tutto questo per (ri)unirci a qualcosa che è già nostro, che è già Noi.


È la spinta del desiderio quella che aggiunge grazia e distingue la nostra vita da quella vuota e tormentata di Sisifo. Vero è che anche il desiderio può essere eccessivo e malvagio, come l'umanità che crea e da cui è creato: è il tormento impotente e forsennato dell'avaro, dell'invidioso, del Don Giovanni o della mantide vorace, del bulimico, dell'anoressico, dell'accidioso, di colui che vive lontano dalla vita. Desiderare altro da sè o l'Altro, invece, significa riconoscere e voler essere riconosciuti, significa dare un nome e quindi un senso a quello che si fa e come lo si fa per arrivare a un nuovo equilibrio che comprenda l'oggetto del desiderio. Cos'è la nostra storia se non l'insieme dei nostri desideri?

Ecco perché per il nuovo anno che verrà non vi augurerò felicità, benessere, amore, ricchezza: ho imparato che ognuna di queste cose va lavorata, sudata, guadagnata, meritata e nessuna congiunzione astrale o fortuna planata dal cielo può molto se l'animo non vale, se non è audace, costante, disciplinato, concentrato. Per il 2021 vi auguro di desiderare la felicità, di desiderare il benessere, l’amore, la ricchezza, vi auguro di desiderare qualcuno che ci voglia bene, qualcuno a cui voler bene, nuove conoscenze, l'assenza di chi non ci ama, la presenza di chi amiamo, un viaggio, una meta, un risultato, questo e tutto quello che di buono si può desiderare vi auguro e anche di più: vi auguro di desiderare, nostalgici e in attesa come i soldati di Cesare sotto le stelle, pieni di speranza.


Rosa Colucci


90 visualizzazioni0 commenti
bottom of page