Carissimi Delegati, Soci e Produttori ODAV,
all’indomani del webinar organizzato dall’ODAV Umbria, con la presentazione del disciplinare in materia di enoturismo della Regione, tiriamo le somme dell’evento e gettiamo le basi per la progettualità futura.
Questo convegno è stato paradigmatico nella sua formula di confronto e collaborazione interistituzionale e fra produttori e imprenditori, azioni che poi sfoceranno in proposte per il governo del territorio. Ecco perché abbiamo fortemente voluto questo incontro, in linea con le finalità del nostro Osservatorio, fra le quali campeggia appunto la tutela e la promozione qualitativa del territorio e del paesaggio.
I nostri professionisti e produttori soci ODAV auspicano – ognuno con le proprie competenze – il recupero dei valori di un’agricoltura non solo rispettosa dell’ambiente ma che anzi abbia un impatto positivo sulla costruzione del bene comune paesaggio. Certo, le sfide da affrontare sono molteplici e complesse: cambiamenti climatici, la siccità, l’invasività anomala di alcune specie animali, senza contare la piaga sociale dello sfruttamento criminale della manodopera. Sono tutti guai che l’uomo ha cagionato e che quindi all’uomo stesso tocca risolvere, senza indugiare e senza scrollarsi di dosso le responsabilità. Guardo al cambiamento di paesaggio di quella che è la sorella in bellezza dell’Umbria, la Puglia, che affronta ora un momento delicatissimo a causa della xylella: in zone vastissime la chioma d’argento degli ulivi ha lasciato il posto a tronchi morti che verranno tagliati e venduti come legna a pochi euro l’uno. A parte il dolore degli agricoltori per la perdita di alberi cresciuti con cura e tramandati di generazione in generazione come ricchezza di famiglia, ora la vera sfida è cambiare, diversificare (e nelle competenze proprie dell’ODAV, proporre di regolamentare) le piantagioni dopo un lunghissimo periodo di monocoltura dell’ulivo, anche in conseguenza di fattori di mercato e naturali: non scordiamo la progressiva desertificazione che avanza e insieme ad essa la conseguente salinizzazione del terreno.
Insomma, è necessario per tutti farsi carico del compito di lasciare alle future generazioni non soltanto una eredità paesaggistica bella e tutelata, ma anche un’eredità culturale: quella che il professor Franco Cambi, nostro socio onorario, chiama “filiera partecipativa” non deve discendere imposta dallo Stato ma anzi deve risalire dalla rete di cittadini, associazioni, privati per farsi esigenza di buoni valori. Ecco che poi gli attori economici, i soggetti istituzionali e verticistici si comporteranno di conseguenza.
Sottolineo con forza questa necessità del ruolo attivo della cittadinanza e – nel nostro caso in particolare – della rete professionistica proprio in momento delicatissimo di campagna elettorale in cui purtroppo a fronte di messaggi di un linguaggio politico vuoto e impreparato raramente riscontriamo proposte e contenuti di una consapevole e lungimirante progettualità di gestione del nostro patrimonio comune.
Come Osservatorio abbiamo salutato con grande favore l’iniziativa della regione Umbria del disciplinare per l’enoturismo, che è davvero uno delle modalità più virtuose di fruizione del territorio tout court e che implicitamente sottende le azioni di tutela e valorizzazione. L’enoturismo, ben regolamentato come in questo caso, permette non solo di custodire e trasmettere il patrimonio che ci viene dal passato ma anche e soprattutto di viverlo responsabilmente, perché solo responsabilmente se ne permette una sopravvivenza vitale. L’enoturismo può contribuire a risolvere un problema di riconnessione degli italiani con il loro patrimonio, ovvero arrivare a quell’umanesimo di massa che si nutre dei valori nobili dello studio e della ricerca ma anche di divertimento, di allegria, di ricerca dell’equilibrio tra corpo e anima, intelletto e ambiente: insomma, una dimensione universale e soprattutto positiva del piacere, lontana dalla narrazione imposta dal mercato di un divertimento becero e dannoso.
L’enoturismo quindi può contribuire a questo, oltre a essere formidabile esponente di una nuova e felice economia civile: trasformare la collettività in una comunità di eredità consapevole delle proprie geografie e delle proprie storie, coscienti che la storia d’Italia è anche questo: storia di territori, di case, di ville, di masserie, storie di economia primaria, storia di agricoltura, di prodotti coltivati, preparati, consumati in piatti prodotti dalle botteghe di ceramiche, esportati in contenitori prodotti in loco. Purtroppo oggi molti prodotti direttamente o indirettamente legati al mondo del settore agroalimentare risentono delle quantità ipertrofiche provenienti dalla Cina o da Paesi la cui produzione è ben lontana dagli standard qualitativi italiani: e anche in questo si trova ragione d’essere e di azione il nostro Osservatorio, che è una rete di vedetta contro i pericoli del nostro patrimonio migliore, che è senso e sostanza del nostro essere italiani. Buon lavoro alle Delegazioni e complimenti ancora alle coordinatrici ODAV Elisabetta Torzuoli ed Helenia Ercoli per lo splendido lavoro svolto.
(Qui il link dei lavori: https://www.facebook.com/watch/?v=368504957509104&extid=jM5fUCJMDaIbK8by) P.s. Fra le nascenti Delegazioni vorrei segnalare la vivacità operosa di quella campana, alla cui guida vi sono Francesco Franzese e Monica Salvatore, più una bella squadra al femminile di professionisti e produttrici che presenteremo nei prossimi giorni: con loro stiamo intessendo un dialogo con la Fondazione Ferrovie dello Stato per presentare l'Osservatorio proprio in uno dei suoi meravigliosi treni storici.
Rosa Colucci, coordinatrice nazionale ODAV
Comentarios